La cefalea cervicogenica, detta anche cefalea suboccipitale o cefalee cervicogeniche, rappresenta una forma specifica di mal di testa classificata come una cefalea secondaria. Questa condizione affligge quasi la metà della popolazione globale in varie manifestazioni. Secondo la classificazione della International Headache Society, i mal di testa da cervicale si suddividono in tre categorie: cefalee primarie, cefalee secondarie e nevralgie. Mentre le cefalee primarie hanno origine neurologica e rispondono a stimoli dolorosi, le cefalee secondarie, tra cui la cefalea cervicogenica, sono attribuibili a cause specifiche, come anomalie nel rachide cervicale.
Questa tipologia di cefalea colpisce in modo significativo la vita quotidiana, provocando disagi e limitando le attività quotidiane. Predominante nel genere femminile, la sua origine è legata a disfunzioni nelle strutture del rachide cervicale superiore, quali muscoli e articolazioni. Il dolore, tipicamente unilaterale, si irradia dal collo verso la testa, talvolta estendendosi a spalla e braccio. I pazienti possono sperimentare limitazioni nei movimenti del collo e rigidità muscolare. Una valutazione accurata è cruciale per l’identificazione e il trattamento tempestivo di questa condizione.
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Cefalea cervicogenica: Cause
La cefalea cervicogenica, un tipo di mal di testa originante dal rachide cervicale, comprende ossa, dischi e tessuti soffici. Questa patologia rappresenta il 20% delle cefalee benigne e prevale nelle donne in un rapporto di 4:1 rispetto agli uomini. La sua causa risiede nell’interazione di segnali nervosi nel nucleo trigemino-cervicale, dove confluiscono le afferenze dai nervi trigemino e dai segmenti cervicali C1-C3, generando dolore di origine cervicale. Studi hanno confermato ciò attraverso test irritativi sulle articolazioni cervicali superiori e palpazione dei muscoli cervicali, causando dolore riferito alla testa.
Cefalea cervicogenica: Dignosi
La diagnosi delle cefalee cervicogeniche si basano principalmente su una valutazione clinica medica/fisioterapica. I criteri stabiliti dalla International Classification of Headache Disorders includono la correlazione temporale tra il mal di testa e qualsiasi patologia cervicale, il miglioramento della cefalea con la guarigione della lesione cervicale, ridotta mobilità del collo con esacerbazione della cefalea durante movimenti specifici, e la scomparsa della cefalea dopo trattamenti mirati alle strutture cervicali. Le tecniche di imaging possono supportare la diagnosi, ma il focus è sull’osservazione clinica tramite un fisioterapista.
È fondamentale la diagnosi differenziale per escludere condizioni più gravi o altri tipi di cefalee come la Nevralgia di Arnold. Test specifici come il cluster di test di Jull e il Cervical Fexion Rotation Test sono utilizzati per la loro alta sensibilità e specificità nella diagnosi della cefalea cervicogenica. La distinzione da altre forme di mal di testa, come la cefalea a grappolo, l’emicrania e altre cefalalgie, è essenziale per una gestione efficace della condizione.
Cefalea cervicogenica: Classificazione
L’International Headache Society ha distinto i mal di testa in due classi principali:
- Primari: Questi sono mal di testa indipendenti, non causati da altre condizioni mediche. Esempi includono cefalea tensiva, emicrania e cefalea a grappolo.
- Secondari: Questo tipo di mal di testa è un sintomo di un’altra patologia. La cefalea cervicogenica, che è causata da problemi cervicali, appartiene a questa categoria.
È essenziale non trascurare il mal di testa, in particolare se accompagnato da sintomi aggiuntivi, poiché potrebbe indicare una condizione sottostante più seria. Una valutazione accurata e una diagnosi tempestiva sono cruciali per un trattamento efficace.
La International Classification of Headache Disorders (ICHD) ha definito criteri diagnostici specifici per identificare e diagnosticare la cefalea cervicogenica, che includono:
A. Ogni mal di testa che rispetta il criterio C
B. Indicatori clinici, di laboratorio e/o radiografici di una malattia o lesione a livello del rachide cervicale o dei tessuti molli del collo, confermata come causa della cefalea
C. Prova di un nesso causale dimostrato da almeno due delle seguenti condizioni:
- Insorgenza della cefalea in correlazione temporale diretta con l’inizio del disturbo cervicale o la lesione
- Miglioramento o scomparsa della cefalea in parallelo al miglioramento o risoluzione della patologia cervicale
- Riduzione della mobilità del collo e aumento significativo del mal di testa con movimenti provocativi
- Eliminazione della cefalea a seguito di un intervento diagnostico su una struttura cervicale o su un nervo correlato
D. Non classificabile meglio sotto un’altra diagnosi ICHD-3
Cefalea cervicogenica: Sintomi
La cefalea cervicogenica manifesta vari sintomi che possono essere auto-segnalati dal paziente o osservati da un professionista sanitario. Essi includono:
- Dolore principalmente da un lato del capo, che inizia dalla parte posteriore del collo e si irradia verso tempie, fronte e occhi, potendo in alcuni casi diventare bilaterale. La gravità del dolore può aumentare con particolari movimenti del collo o posture scomode (quindi dolore con sintomi agli occhi).
- Ristrettezza nei movimenti del collo superiore.
- Eventuale rigidità muscolare e presenza di punti dolenti.
- Dolore che si estende alla spalla o al braccio sullo stesso lato del mal di testa.
- Cambiamenti nel controllo motorio della zona cervicale e toracica.
- In alcuni pazienti, si possono riscontrare nausea, vertigini, problemi di vista, sensibilità al rumore e alla luce.
Durante l’anamnesi e l’esame fisico, è essenziale escludere condizioni più gravi. I sintomi critici per la diagnosi differenziale includono l’improvvisa insorgenza di nuovo mal di testa, il peggioramento di sintomi preesistenti, mal di testa correlato a febbre, rigidità del collo, cambiamenti cutanei, o storia di malattie gravi, segni neurologici, mal di testa scatenato da tosse o sforzo, insorgenza durante la gravidanza, mal di testa persistente non reattivo alle terapie, o comparsa di mal di testa dopo i 50 anni. In presenza di tali segnali, è cruciale una consultazione medica immediata.
I sintomi della cefalea cervicogenica possono sovrapporsi a quelli di altre cefalee, rendendo difficile l’identificazione. Il dolore può iniziare dal collo e svilupparsi anteriormente verso l’occhio o la tempia. La sua intensità varia da moderata a severa e di solito non è pulsante. In alcuni casi, il dolore può diffondersi verso la spalla o il braccio omolaterale. Accompagnano il dolore nausea, fotofobia, fonofobia, instabilità, visione offuscata unilaterale, difficoltà a deglutire ed edema nell’area perioculare.
I sintomi sono scatenati da movimenti del collo, posizioni prolungate del capo, posture scomode, o palpazione della regione cervicale superiore o occipitale. La frequenza degli attacchi può variare, ma può arrivare fino a un episodio al giorno, specialmente dopo traumi cervicali.
Cefalee cervicogeniche: Come curarle?
Nel campo del trattamento della cefalea cervicogenica, la fisioterapia rappresenta l’approccio terapeutico primario e si concentra sulle disfunzioni del rachide cervicale che sono la causa principale dei sintomi. Queste disfunzioni possono influenzare sia la mobilità delle articolazioni sia le funzioni neuromuscolari, oltre a possibili alterazioni del sistema nocicettivo, che include sia la sensibilizzazione periferica che quella centrale. Per affrontare efficacemente queste disfunzioni, i fisioterapisti utilizzano una varietà di tecniche.
Queste includono tecniche manuali, come manipolazioni del rachide cervicale e toracico, mobilizzazioni, tecniche miofasciali per il trattamento di eventuali ipoestensibilità muscolari o trigger points, ed esercizi terapeutici. L’esercizio terapeutico è particolarmente efficace, poiché mira a incrementare la forza e la resistenza, soprattutto dei muscoli flessori ed estensori profondi cervicali, e a migliorare il controllo motorio. È interessante notare che, nonostante sia spesso consigliato, lo stretching è considerato la modalità di esercizio meno raccomandata per questa condizione.
Inoltre, spesso nei pazienti con cefalea cervicogenica sono presenti trigger points miofasciali, in particolare nei muscoli suboccipitali, dello sternocleidomastoideo (SCOM) e del trapezio superiore. Questi punti possono essere causa di dolore riferito e alterazioni della funzione muscolare. La loro gestione e trattamento si sono dimostrati efficaci nel ridurre il dolore e la disabilità in questi pazienti.
Anche l’educazione e l’informazione del paziente sono componenti cruciali nel trattamento della cefalea cervicogenica, così come per altre condizioni neuro-muscolo-scheletriche, in particolare quelle croniche. Tuttavia, attualmente esiste una scarsità di prove specifiche sull’efficacia di queste tecniche educative nella letteratura scientifica dedicata a questa specifica patologia.
Per quanto riguarda il trattamento farmacologico della cefalea cervicogenica, i farmaci antinfiammatori non sono stati studiati in maniera sistematica nella letteratura, mentre gli oppioidi sono sconsigliati a causa della loro scarsa efficacia e dell’alto rischio di effetti collaterali. Sono stati condotti anche studi sul trattamento con infiltrazioni di tossina botulinica, ma i risultati hanno mostrato scarsa efficacia. Al contrario, il blocco anestetico con corticosteroidi delle faccette articolari o dei nervi cervicali ha portato benefici, ma solo a breve termine.
Nel complesso, il trattamento più efficace per la cefalea cervicogenica al momento è rappresentato dalla fisioterapia, che offre un approccio olistico e mirato alle esigenze specifiche di ogni paziente.
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Conclusione
In conclusione, la cefalea cervicogenica è una condizione complessa che richiede un approccio terapeutico olistico e mirato. La fisioterapia si dimostra come trattamento di prima scelta, grazie alla sua efficacia nel gestire le disfunzioni muscolo-scheletriche e neuromuscolari del rachide cervicale. Le tecniche come la terapia manuale, gli esercizi specifici, e la gestione dei trigger points sono cruciali nel ridurre i sintomi e migliorare la qualità della vita dei pazienti.
L’importanza dell’educazione e dell’informazione del paziente emerge come fattore chiave per una gestione efficace a lungo termine. Tuttavia, rimane la necessità di ulteriori ricerche per consolidare l’efficacia di alcune terapie e per esplorare nuove opzioni di trattamento che possano offrire benefici duraturi ai pazienti affetti da cefalea cervicogenica.
Bibliografia